Il Lago di S. Raniero è situato tra gli abitati di Civita di Bagno e San Benedetto (AQ).
ALMAGIÀ nel 1910 lo descriveva così : ‘’la profondità è variabile; oscilla tra i 6 e i 15 metri a seconda delle stagioni. Situato a 650 mt s.l.m., ha un diametro variabile di cira 200 metri ed è alimentato da diverse sorgenti esterne oltre che dalle piogge.’’Il Lago è parte del Patrimonio Paesaggistico dell’ Italia. Le sue rive sono piuttosto pianeggianti tranne il versante sud – occidentale limitato dalla pendice ripida e in parte franosa di una piccola collinetta.

Dal punto di vista litologico il bacino è caratterizzato da banchi di arenaria a tratti argillosa alternata con marna gialla o turchina ricca di ciottoli calcarei.

Il laghetto ha un emissario sito all’estremo N-E che si scarica nell’Aterno, ma di fatto separato dal fiume ad opera dell’uomo. Questa peculiarità lo rendono un habitat isolato. Il bacino è chiuso artificialmente, affinché le acque si raccolgano nel lago durante l’inverno e la primavera, d’estate poi viene utilizzato a scopi irrigatori. Il bacino è soggetto a forti oscillazioni di livello che generano notevoli alterazioni dell’area soprattutto lungo la rive naturali. Sulla sponda Nord del lago è stata costruita una piccola diga la cui realizzazione risale agli anni ’50, ciò gli permette di giungere ai 350mt di diametro al massimo invaso.

Nel 1938, l’artista Cencioni Amleto immortalò il Lago San Raniero di Civita di Bagno nel quadro qui riportato, con pittura ad olio su tela 35,5x 46 cm. Oggi il dipinto è proprietà di Stato catalogato nelle opere d’arte presso la SPSAE di L’AQUILA-ITALIA.

DOLINA, RELITTO DELLA PREISTORIA O SPROFONDAMENTO?

Riguardo la sua origine, CHELUSSI nel 1901, formulò due possibili ipotesi: “un’antica dolina o un relitto del lago che occupava un tempo la bassa valle aternina ”. L’assetto attuale della Conca dell’Aquila è andato definendosi in quest’ultimo arco di tempo geologico. Nel Pleistocene essa costituiva invece un bacino chiuso nella cerchia dei monti che si erano formati nelle ultime fasi dell’orogenesi alpina nel complesso della catena appenninica, circa 100.000 anni fa il grande lago misurava di 60Km di lunghezza, le sue acque erano sugli 800m s.l.m. La valle èra caratterizzata perciò dalla presenza del grande lago che andava, nel momento di massima estensione, da Cagnano Amiterno fino a Molina e alla piana di Navelli. La situazione generale del Quaternario e quella climatologica particolare, determinata dalla presenza del lago, favorivano il fiorire di una fauna e di una flora diverse dalle attuali: vi erano l’elefante, il rinoceronte, l’ippopotamo, il cervo ed altri animali che oggi non ci sono più oltre a quelli che sono sopravvissuti al mutamento delle condizioni climatologiche ed alla caccia dell’uomo.

LO SPROFONDAMENTO DA TERREMOTO 1315-1353 d.c.

ALMAGIÀ nel 1910 ipotizzò che il lago avesse avuto origine da uno sprofondamento, in base all’osservazione delle caratteristiche del bacino e della ubicazione morfologica del lago (circa 70 metri sopra il livello della pianura). L’origine da sprofondamento è testimoniata anche dalle cronache aquilane di BUCCIO DI RANALLO che fa risalire l’episodio al marzo del 1352 (altri cronisti aquilani riferiscono nel 1353). Comunque le brevissime notizie lasciate dai cronisti fanno ritenere che la cavità si sia prodotta per step successivi e che sia originato « per accasciamento in seno ad arenarie per suberosione della roccia calcarea sottostante ».

FORCONIA E L’ACQUA

Civita di Bagno è una frazione di L’Aquila, situata a 628 mt s.l.m., a 6 Km dalla città, nel comprensorio EST. Il limite settentrionale dell’ antico territorio vestino coincideva con la collina su cui sorge L’Aquila. A sud dell’attuale capoluogo, il borgo di Civita di Bagno ha restituito nel tempo numerose e importanti testimonianze archeologiche risalenti soprattutto all’epoca romana. Nel 500 d.c. l’antico insediamento romano già esistente (Aveia) prese il nome di Forcona quando la diocesi ebbe la sua sede episcopale.

Nel 1315 un sisma colpisce la città di L’Aquila e la sua provincia. Le prime scosse si registrarono il 1° febbraio, anche se i maggiori danni si ebbero a partire dal 13 febbraio e proseguiranno, a seguito di ulteriori scosse, per le successive quattro settimane. Si stima che a Paganica il sisma sia stato di intensità pari al VIII grado della Scala Mercalli. Successivi terremoti si ebbero nel 1348 – 1349 sull’Appennino abruzzese. Nel 1348 viene distrutta San Clemente a Casauria nella valle di Pescara. Nel 1349 il sisma distrugge quasi completamente L’Aquila. Una prima scossa si generò il 7 settembre 1349 e fu avvertita anche a Roma, dove rimase danneggiata la Torre dei Conti e la Torre delle Milizie ai bordi degli antichi Mercati Trajanei e anche la basilica di San Paolo fuori le Mura. Altre forti scosse il 9 e 10 settembre fecero gravissimi danni a L’Aquila provocando 800 morti e attivando un esodo della popolazione verso le campagne e i villaggi circostanti. I terremoti furono avvertiti nel reatino, nella conca del Fucino e nella Valle Roveto fino a Sora. Si verificarono danni perfino  nell’abbazia di Montecassino dove cedette la basilica. Si stima che l’intensità abbia raggiunto in quella serie un’intensità del X grado della Scala Mercalli. Nella “Cronaca aquilana rimata” Buccio di Ranallo scrive:

“dello mese di marzo la terra s’è sfondata.

 Esso, de sotto ad Bagno si fo questa lamata;

 Et omne di lamavase e fo tanto largata.

Nanti no oscio lo mese che fo una bella strata “.

L’AMBIENTE ACQUATICO.

Il lago è situato alle falde del Monte di Bagno (2077 m), zona ricca di acqua proveniente dalla catena del Monte Velino; il circondario è caratterizzato da numerose sorgenti e ruscelli oltre dalla presenza del vicino Lago ‘’gemello’’ di San Giovanni (da qui il nome ‘’I Due Laghi’’) e da luoghi caratteristici come i cosiddetti “fonte maggiore” e “il laghetto”. Nei primi anni duemila sono state eseguite le analisi delle acque. I parametri riscontrati sono i seguenti:

Temperatura10.9°C
Conducibilità484 μs/sec
Potenziale ossido64 eV
PH8.09
Bicarbonati315

Data la ristrettezza del bacino a rive pianeggianti, la profondità poco rilevante che permette l’invasione da parte della vegetazione acquatica anche della zona pelagica, e dato il regime idrico stesso del bacino, soggetto a forti oscillazioni di livello, la produzione fitoplanctonica, causa l’eutrofismo delle sue acque, è abbondantissima, ma nel contempo monotona al massimo.

Tali caratteri fanno rassomigliare il bacino in esame più che a un lago ad una raccolta d’acqua a carattere stagnale, normalmente provvista d’acqua, ma soggetta nel periodo estivo siccitoso e nel periodo primaverile piovoso a notevoli alterazioni d’area. Nel 1941 a Firenze fu pubblicato uno studio del fitoplancton del Lago San Raniero edito dalla SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA FIRENZE nel NUOVO GIORNALE BOTANICO ITALIANO (NUOVA SERIE) Vol. X.LVII . Dall’esame di un saggio neritico, il fitoplancton è costituito da : Dinobryon divergens, Peridinium quadridens,Cerathim hirundhieìla, Synedra ulna. Di questi quattro planctonti, solamente Cerathim e Dinobryon, sono presenti in modo dominante ; così vediamo che si ripete la stessa fisionomia planctonica dei laghi della pianura Reatina, specialmente del lago Pozzo di Cantalice, data la massima analogia delle condizioni ambientali. Il Ceratium, anche in questo bacino, è presente solamente nella forma estiva quadricornuta ; si differenzia dai tipi precedentemente descritti, accostandosi a quelli dei laghi di Ripa Sottile e Cantalice ; per le sue caratteristiche morfologiche e dimensionali rientra nella forma Scotti-cwii di BACHMANN (appendice superiore lunga e diritta, appendice inferiore media in continuazione della precedente, mentre le altre due laterali molto divergenti).

S. ANDREA e S. GIORGIO

 Le Ville di Bagno “furono uno dei 99 castelli” che parteciparono all’edificazione della città dell’Aquila; all’interno delle mura il “Castello di BAGNO” inserito nel quarto forconese di S. Giorgio, trasferì abitanti, costruì case, fontane e nel locale assegnatogli edificò ben quattro chiese nei primi decenni del 1300 d.c. tra le quali quella di S. ANDREA apostolo protettore dei pescatori, di cui non ne è pervenuta più traccia. La festa di Sant’Andrea è ricordata il 30 novembre nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente ed è festa nazionale in Scozia. Assieme al fratello Pietro esercitava il mestiere di pescatore e la tradizione vuole che Gesù stesso lo avesse chiamato ad essere suo discepolo invitandolo ad essere per lui “pescatore di uomini” tradotto anche come “pescatore di anime”. Altra curiosità è che il“Castello di Bagno” fu inserito proprio nel quarto intitolato a San Giorgio, il santo che, allora giovane cavaliere, catturò e sconfisse il mostro racchiuso nelle acque di un piccolo lago. San Giorgio viene festeggiato il 23 Aprile.

Il complesso monumentale, indagato finora per circa un quinto della sua estensione sui lati nord-occidentale e nord-orientale della collina, risulta edificato su un vasto terrazzo e costituito da concamerazioni semicircolari impostate su vari livelli con lunghe murature rettilinee in opera reticolata. Il grandioso terrazzamento artificiale doveva costituire in antico un riferimento importante nel paesaggio forconese e rappresentava una base scenografica di sicuro effetto posto di fronte alla maestosità del Gran Sasso D’Italia.La presenza invece di ambienti in cui furono ricavate delle vere e proprie vasche, apre prospettive inedite nel panorama archeologico locale, e induce alla prudenza nella formulazione di ipotesi sulla destinazione d’uso degli spazi costruiti, che comunque trassero forte caratterizzazione dalla presenza dell’acqua che, dal punto più alto del complesso, era incanalata, raccolta in un grande bacino circolare e quindi convogliata all’esterno, mediante uno specus a più bracci costruito insieme alle fondazioni e aperto all’interno di esse. In effetti tra i culti di Forcona ricopre un importante ruolo la divinità delle acque.

Nel 1600 la villa di Civita di Bagno venne descritta Da Scipione Pisanelli Napolitano, e come memoria dell’antica Forcona, e come luogo di delizia:

‘’il sito sparso or di piagge or di valli,or di colli,

quasi teatro a quello sul quale è posta la città dell’Aquila.

Il fiume Aterno colle sponde

Per lo più ornate di faggio, che scorre non lontano.

Lonorato palagio di Giuliano Oliva

Allora arcidiacono aquilano,

in essa villa di fabbrica di camere,

di finestre, di logge, d’archi, di torri, d’ornamenti;

ed esteriormente contiguo a colline, a selve, a vigne,

a fontane, a peschiere, e a un largo piano

di sparse piante fruttifere;

oltre al vicino lago a piè della selvetta,

s’un ameno prato non lontano da un rivo d’acqua.

E’ scaturita presso ad alcuni faggi.’’

LA DEA VENERE E LA CARPA

Importantissimo pesce del periodo romano, la carpa, capostipite della famiglia dei Ciprinidi, è originaria dell’Asia dove veniva allevata già prima del 400 a.C.; secondo una leggenda pare che un re di Persia possedesse, in alcune vasche poste nel giardino reale, un allevamento di carpe giganti, tra cui molte sfioravano i 100 kg; ma ovviamente è solo una leggenda.I Romani, entusiasti di questo pesce, anche a causa della sua facilità di allevamento, vollero consacrare la carpa alla dea Venere per via della sua prolificità. La stessa dea Venere onorata nella’antica Forconia. L’arte di allevare i pesci e specialmente le carpe, però, fu da sempre prerogativa dei Cinesi. Fu infatti un certo Tao Chu Kung che praticò per primo l’allevamento delle carpe nel V secolo a.C., in uno stagno dove immerse 24 carpe (20 femmine e quattro maschi). Dopo un anno in quello stagno c’erano già 30.000 carpe e dopo 3 anni il doppio. La carpa appartiene alla famiglia dei “Ciprinidi” di cui è il più grosso componente. Basti pensare che l’attuale record mondiale catturato con la tecnica del carpfishing si aggira intorno ai 40 kg. Esistono diverse varietà di carpa, le più importanti per gli angler sono: “Carpa Regina ” o “Nostrana”, “Carpa a Specchi” o “di Galizia”,  la “Carpa Erbivora” o “Amur”Carpa e Cuoio” o di “Boemia”. Da tempi antichi la carpa è presente nel Lago San Raniero, nel 1876 a tal proposito L’avv. Teodoro Bonanni scriveva:

‘’Si conservano ancora dei barbi, tinche, rotelle e gamberi.’’

Dove si presume per rotelle intendesse le alborelle e per barbi le più comuni e tipiche carpe nere del Lago.

SAN RANIERO

Grazie all’aiuto dei vigili del fuoco, dell’ Associazione Pescatori del Lago San Raniero, dei volontari della Croce Bianca L’Aquila con le sezioni di Tione degli Abruzzi e San Giacomo e delle attrezzature dell’associazione, nel giugno 2013, dopo tantissimi anni, dicono da prima della seconda guerra mondiale, torna a vivere una tradizione ormai spenta… La statua del santo, di cui il lago porta il nome, San Raniero, ha fatto il giro dell’invaso a bordo di una barca. La tradizione vuole che si lanci un dono floreale e che si reciti una preghiera affinché non manchi mai l’acqua per irrigare i campi, storica fonte unica di sostentamento degli abitanti del luogo. Papa Niccolò II nel 1059 a Firenze consacra Vescovo di Forcona San Raniero e gli affida la costruzione della Cattedrale di San Massimo sui resti di una preesistente chiesa bizantina (sita nell’attuale Civita di Bagno); la cattedrale tuttora distrutta si dimostra imponente segno dell’importanza della diocesi. San Raniero si distinse per la buona amministrazione della diocesi alla quale il Papa si impegnava a garantirne i beni e a difenderne i diritti. Morì il 30/12/1077 e fu canonizzato nel 1225. La sua festa, per tradizione celebrata l’ultima domenica di Giugno, riunisce con una lunga processione tutte le frazioni in quel di Civita per onorare il Santo invocato contro gli animali pericolosi ed i mali che possono colpire il capo. Ogni frazione nei dintorni ha la chiesetta con la relativa festa religiosa, statua e processione.

LA PESCA SPORTIVA NEL LAGO SAN RANIERO

Il lago è da sempre ricco di specie ittiche che qui hanno trovato un perfetto habitat per vivere e riprodursi, in special modo cavedani, tinche, carpe, breme, amur, scardole, alborelle, carassi, anguille, lucci, pesci gatto, persici trota, temoli russi, trote e salmerini. Inoltre vari sono i racconti di avvistamenti e potenti combattimenti con esemplari di carpa a specchi delle dimensioni mostruose originarie delle acque del bacino, oltre che alle autoctone carpe nere. Daì primi anni 50 il lago è stato sempre un punto di riferimento per il mondo della pesca moderna Aquilana con l’ Associazione Pescatori Sportivi che lo ha curato al meglio. L’attuale Associazione Pescatori fa risalire infatti la propria nascita al 1951. Dobbiamo aspettare però il 1972 per la costituzione legale della stessa e della prima concessione di pesca sportiva da parte della Provincia dell’Aquila. L’Associazione, fondata e formata in buona parte da pescatori locali, oltre ad esercitare la pesca sportiva, ha curato le sponde del Lago San Raniero, assimilandolo ad un’oasi di bellezza naturalistica da condividere con tutti. Nel contempo è stata sempre attiva nella difesa e valorizzazione dell’ambiente, difendendo tra le altre cose, il Lago San Raniero, da infiltrazioni di fognature rotte e abusive, da bracconieri e vandali senza scrupolo, anche senza supporto delle autorità competenti. Forte di antiche e radicate tradizioni, l’Associazione ha incentrato le proprie attività di volontariato nella manutenzione del verde, nell’incremento della fauna ittica, nella raccolta di immondizia, nell’aggregazione sociale, nell’esercizio della pesca sportiva, nella vigilanza, nella realizzazione di panchine, tavoli e staccionate, nell’organizzazione di manifestazioni quali giornate ecologiche, gare di pesca e pranzi sociali. Ruoli speciali hanno assunto, negli anni, l’organizzazione di numerosi, appassionati ed emotivi ‘’Memorial’’ in ricordo di cari amici scomparsi. Numerose, infine, sono state le attività agonostiche, che hanno portato, i bravissimi pescatori sportivi del luogo ad affermarsi, anche a livello nazionale, nelle tecniche di pesca al colpo e trota lago.

DEDICHE DEI PESCATORI

Se avete un problema o un cruccio, riscoprite la natura, immergetevi dentro di essa con una passeggiata, il Lago Oasi San Raniero sarà al caso vostro, vi potrete sedere un giorno sulle sue sponde, la calma e il suo silenzio, la pazienza della natura sicuramente vi faranno trovare la consolazione al vostro problema.

Nel cuor dell’Appennino, sgorgando cristallina sinuosamente l’acqua, accarezza la collina. Chiassosamente stanno, cantando e saltellando, nel grembo del ciliegio, i pettirosso cinguettando. La giovane coppietta, tenendosi la mano gioiosamente aspetta, un futuro non lontano. Pescando il pescatore, all’ombra del querceto, racconta della preda, persa nel canneto. Un gattino accovacciato, si lascia accarezzare Al caldo del nostro sole, si mette a riposare. Giungendo il sentiero, glorioso Lago San Raniero nei secoli in memoria, della sua Grande Storia. 

Un grande ringraziamento per il materiale fornito all’ ASSOCIAZIONE PESCATORI SPORTIVI  LAGO SAN RANIERO

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